21: NUMERO "MAGICO"... PER ABITUDINE
- Alberto Gambetta
- 19 ago 2022
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 26 feb

«Ci vogliono 21 giorni per costruire un'abitudine!»
«Ripeti questo esercizio 21 volte di fila e non lo dimenticherai più!»
Quante volte ci siamo imbattuti in queste frasi? Stando al mito sembra che ripetere un'azione per 21 giorni (o volte) sia la chiave per fissare nel nostro cervello una routine.
Ma perché proprio 21?
Questa domanda mi è stata posta spesso e, a mio avviso, merita una riflessione più approfondita.
L'origine del mito dei 21 giorni
La credenza risale agli anni ’50 e al chirurgo plastico Maxwell Maltz. Egli notò che, dopo un'operazione, i pazienti impiegavano circa 21 giorni per abituarsi alla “nuova” immagine di sé. Allo stesso modo, chi subiva un'amputazione continuava a percepire l’arto mancante per un periodo simile.
Maltz scrisse:
“Questi e molti altri fenomeni comunemente osservati tendono a mostrare che si richiede un minimo di circa 21 giorni per dissolvere una immagine mentale e formare una nuova.”
Quando, nel 1960, pubblicò Psycho-Cybernetics, questa osservazione fu riproposta e, grazie al successo del libro (oltre 30 milioni di copie vendute), il concetto si diffuse ampiamente. Tuttavia, col tempo il messaggio originario – “un minimo di circa 21 giorni” – venne semplificato in “ci vogliono 21 giorni per installare una nuova abitudine”, perdendo parte del contesto.
Il mito del numero magico
Il numero 21 ha un suono accattivante: è abbastanza breve da risultare stimolante, ma anche sufficientemente lungo da sembrare credibile. E, in effetti, compiere 21 ripetizioni è meglio che non agire affatto. Tuttavia, studi più recenti hanno dimostrato che, in media, ci vogliono circa 66 giorni affinché un nuovo comportamento diventi automatico, con una notevole variabilità che va da 18 a 254 giorni (Lally et al., 2009). Questo dimostra che il processo di formazione di una routine è altamente individuale e dipende da numerosi fattori personali e ambientali.
Dall'abitudine limitante a quella potenziante
Proprio come hai appreso abitudini limitanti attraverso ripetizioni e contesti specifici, allo stesso modo puoi sviluppare abitudini potenzianti. Il processo di apprendimento rimane simile: applica il metodo che funziona per te. Identifica le strategie, le tecniche e l'ambiente che favoriscono il cambiamento positivo e usali con costanza. La chiave è la personalizzazione: scegli il percorso che risuona di più con te e sfrutta il potere della ripetizione consapevole per trasformare una limitazione in una risorsa.
Costanza, metodo e supporto
Quando decidiamo di cambiare o instaurare un’abitudine – a patto che sia ecologica – ciò che conta non è tanto la durata del processo, ma la costanza e la pazienza nel ripetere un’azione con fiducia e metodo. In questo percorso, il supporto di un coach può fare la differenza, aiutandoci a:
Identificare i bisogni che ci spingono al cambiamento
Scegliere metodi personalizzati per agire efficacemente
Anche le abitudini possono essere formate o sostituite. Un buon punto di partenza è cambiare il modo in cui ci vediamo: invece di lottare contro un comportamento negativo, possiamo scegliere di essere quella persona che abbraccia comportamenti positivi e ne gode i benefici.
Conclusione
È meglio armarsi di consapevolezza, abbandonare i numeri magici e stabilire obiettivi realistici, partendo dal presupposto che abbiamo tutte le carte in regola per raggiungerli – e che non dobbiamo farlo da soli.
In definitiva, il vero segreto non risiede in un numero magico, ma nella costanza, nella personalizzazione del metodo e in un approccio consapevole verso il cambiamento.
Riferimento bibliografico: Lally, P., van Jaarsveld, C. H. M., Potts, H. W. W., & Wardle, J. (2009). How are habits formed: Modelling habit formation in the real world. European Journal of Social Psychology, 40(6), 998-1009.
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